Quando si progetta di scrivere un romanzo o un racconto è naturale pensare a come si svilupperà la trama e quali saranno i personaggi principali e secondari che si muoveranno sulla scena.
Ma quante scrittrici e quanti scrittori pianificano anche chi sarà il narratore della loro storia e da quale punto di vista avverrà la narrazione? Detto in altri termini: quanti pensano al punto di vista narrativo?
Nel mio lavoro mi è capitato spesso di fare editing su manoscritti che erano stati terminati senza che, prima di iniziare a scrivere o durante la stesura, si fosse riflettuto anche su questo aspetto.
Considerando che la scelta del punto di vista narrativo è un elemento che influenza molto la resa finale del romanzo o del racconto, nonché il grado di coinvolgimento di lettori e lettrici, forse è opportuno soffermarci un po’ su questo tema, per cercare di inquadrarlo bene.
Cos’è il punto di vista nel testo narrativo
Il punto di vista narrativo (PDV, POV in inglese) è l’angolazione da cui è raccontata la storia, ossia è la posizione dalla quale osserviamo lo svolgersi degli eventi.
A raccontarci gli eventi è il narratore, un personaggio fittizio che non va confuso con l’autore o l’autrice, che invece è la persona reale che ha scritto la storia. Il narratore ci racconta lo svolgersi delle vicende e può essere interno (o omodiegetico), quando partecipa direttamente alla storia come protagonista o come personaggio secondario, oppure esterno (o eterodiegetico), se non è coinvolto nei fatti che vengono narrati.
La scelta del narratore (interno o esterno) e del punto di vista definiscono se il racconto avviene in prima, seconda o terza persona, determinando anche il livello di profondità della narrazione e, come vedremo più avanti, il coinvolgimento di lettori e lettrici.
Capire e schematizzare il punto di vista narrativo non è semplice, e tutta questa parte teorica può sembrare una complicazione eccessiva di qualcosa che scrivendo “viene da sé”. Anche se qualche volta le scelte sembrano automatiche o “naturali”, tuttavia è molto importante conoscere prima quali sono tutte le varie opzioni, per non incorrere in errori, come vedremo nei prossimi paragrafi.
Perché è importante sceglierlo (prima di iniziare a scrivere)
È importante scegliere il punto di vista da cui il narratore racconterà la storia prima di iniziare a scrivere perché, se dopo la conclusione della prima stesura si hanno dei ripensamenti o se si sono fatti degli errori (sì, si può sbagliare), porvi rimedio può essere molto costoso in termini di tempo e di fatica.
Ma come ci si accorge se si è fatto degli errori?
Di solito è molto difficile rendersene conto da soli e anche chiedere un’attenzione particolare ad amici e parenti che leggono in anteprima il risultato delle nostre fatiche non garantisce che certi problemi emergano.
Il modo migliore è rivolgersi a un o una editor professionista, che sarà in grado di valutare anche la scelta del narratore e del punto di vista ma, soprattutto, di verificare che venga mantenuta la giusta coerenza lungo tutto il libro. Questo infatti è uno dei motivi per cui è importante fare l’editing di un libro: per individuare tutti quei problemi che rischiano di compromettere la fluidità della lettura e l’efficacia della narrazione. Una editor esperta può aiutarti a eliminare incoerenze, sbavature stilistiche e discontinuità nel punto di vista, garantendo che il lettore resti sempre coinvolto e che la tua storia risulti coesa e ben strutturata.
Per cui, se hai già un manoscritto pronto e non sei sicuro o sicura di aver gestito bene il punto di vista, oppure se sei ancora in fase di progettazione e non sai quale scegliere, scrivimi e possiamo parlarne insieme.
Quali sono i punti di vista narrativi
Dopo aver definito cos’è il punto di vista e spiegato come mai è importante fare una scelta consapevole, vediamo adesso quali sono le principali opzioni che abbiamo a disposizione.
Teniamo presente che ognuno di questi punti di vista offre una specifica modalità di interazione tra il narratore, i personaggi e il lettore.
I PDV sono:
- prima persona,
- seconda persona,
- terza persona.
Vediamoli più in dettaglio, partendo dalla prima persona, proseguendo con la terza e terminando con la seconda, che è la meno usata e forse anche la più difficile da gestire.
Narrare in prima persona
La narrazione in prima persona utilizza un narratore che è anche un personaggio della storia, che parla in prima persona usando il pronome “io” (più raramente si trovano libri scritti alla prima persona plurale “noi”).
Questo tipo di narrazione crea una connessione diretta tra il lettore e il narratore, che racconta gli eventi dal proprio punto di vista soggettivo. Non ci sono filtri tra quello che passa nella mente del narratore e chi legge, e la soggettività della sua visione si riscontra in tutti gli elementi della narrazione, perché influenza anche il tono, il registro che viene usato, la maggiore o minore distanza dagli avvenimenti.
Per scrivere in prima persona si deve pensare come il personaggio, guardare con i suoi occhi e sapere qual è il suo livello di comprensione e di analisi degli avvenimenti. Ad esempio, se seguiamo il punto di vista soggettivo di un personaggio molto ingenuo, questo difficilmente può fare riflessioni articolate o comprendere in profondità gli avvenimenti, ma se durante la storia si evolve, ecco che anche la sua capacità di analisi cambia di conseguenza e questo va mostrato.
Opzioni possibili
Oltre al narratore semplice, esiste anche la possibilità di utilizzare più di un narratore, con un cambio quindi di punto di vista tra uno e l’altro (o gli altri), che parla comunque in prima persona ed è sempre un personaggio della storia. In questo caso c’è da fare attenzione a non utilizzare più di un narratore all’interno della stessa scena, ma passare da uno all’altro in capitoli diversi. Questo serve per evitare che il lettore sia disorientato e non sappia più bene chi sta pensando cosa e, di conseguenza, con chi immedesimarsi.
Il narratore con punto di vista in prima persona può anche essere un personaggio secondario e non il protagonista. In questo caso è bene tenere conto che chi narra non ha accesso ai pensieri del personaggio principale intorno a cui ruota la storia, e questo può risultare molto limitante, ma, se ben gestito, offre grandi possibilità narrative.
Infine accenniamo al narratore inattendibile, quello che ci racconta la sua versione della storia ma può falsare alcuni elementi, creando degli effetti molto interessanti.
Vediamo qualche esempio.
Esempi di narratore in prima persona
Un famoso libro scritto in prima persona con un solo narratore (interno) è Il giovane Holden di J.D. Salinger, in cui il protagonista narra le vicende della propria vita con una voce personale e confidenziale.
Un punto di vista multiplo in prima persona si trova nei libri della serie The Kane Chronicles di Rick Riordan, in cui le prospettive dei due protagonisti Carter e Sadie Kane si alternano in tutti e tre i romanzi che compongono la saga. Un altro esempio è il libro Una famiglia moderna di Helga Flatland, in cui i punti di vista dei tre personaggi, due sorelle e un fratello di nome Liv, Ellen e Håkon, si alternano di capitolo in capitolo.
Il classico esempio di narratore che non è protagonista della storia è Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald, in cui il vicino di casa di Jay Gatsby, Nick Carraway, racconta la storia del personaggio principale e di quelli secondari, come lui, da una prospettiva che gli consente di osservare e riferire gli eventi che coinvolgono Gatsby anche senza avere accesso ai suoi pensieri.
È difficile fare un esempio di narratore inaffidabile senza fornire qualche spoiler. Mi limiterò a indicare titolo e autrice: L’assassinio di Roger Ackroyd, di Agatha Christie. Un classico, da leggere.
Vantaggi e svantaggi della prima persona
Quando si sceglie di scrivere un romanzo o un racconto in prima persona, è bene tenere conto del fatto che ci possono essere vantaggi e svantaggi. Vediamoli:
- vantaggi: il lettore ottiene un accesso diretto ai pensieri e alle emozioni del personaggio che racconta la storia, creando un senso di vicinanza e intimità. Questo tipo di narrazione è particolarmente efficace per storie che si concentrano sullo sviluppo psicologico dei personaggi;
- svantaggi: il narratore in prima persona è limitato a ciò che vede, sente e conosce lui stesso. Ciò può rendere difficile fornire al lettore una visione d’insieme degli eventi o di ciò che accade agli altri personaggi. Inoltre, non si può usare questo personaggio come PDV se muore in un punto qualsiasi della storia che non sia l’ultima riga.
Narrare in terza persona
Narrare in terza persona significa che il narratore non è un personaggio della storia, ma è una voce che ce la racconta. Questo narratore può seguire da vicino le vicende di uno o più personaggi, avere accesso ai suoi pensieri e guardare con i suoi occhi quello che accade, oppure sapere tutto di tutti o, ancora, non avere accesso a nessun fatto intimo ma solo ai dati oggettivi.
A seconda di quali sono i pensieri e le informazioni a cui ha accesso, cambia il tipo di narrazione che si ottiene.
Alcune opzioni
Il punto di vista in terza persona, può essere limitato, onnisciente o oggettivo. Vediamoli:
- terza persona limitata: il narratore ha accesso ai pensieri di un solo personaggio e quindi sappiamo solo ciò che lui sa. È simile alla prima persona, ma la differenza sta nel fatto che la storia non ci viene raccontata dal personaggio stesso, sebbene si segua la sua prospettiva. Si tratta quindi ancora di un narratore interno che filtra le vicende con le conoscenze, limitate, del personaggio che segue e di cui conosce anche i pensieri, che sono riportati nella forma indiretta libera, come se fossero parte della narrazione stessa. Se immaginiamo di riprendere le scene con una telecamera, questa sarebbe posta sulla spalla del protagonista ma avrebbe accesso anche ai suoi pensieri. Questa terza persona può essere singola o multipla, come per la prima persona;
- terza persona onnisciente: la voce narrante sa tutto di tutti, conosce i pensieri di ogni personaggio e conosce anche la storia passata e futura di ognuno. È una sorta di divinità che sceglie che cosa raccontarci e cosa no, e le informazioni che ci dà non possono essere messe in discussione, sono verità. Non può esistere, quindi, un narratore onnisciente che sia anche inattendibile;
- terza persona oggettiva: quello che conosciamo della storia emerge solo attraverso i dialoghi e le azioni. Questo tipo di narratore non entra nella testa di nessun personaggio ed è tipico dei romanzi gialli e polizieschi.
Esempi di PDV in terza persona
Le narrazioni in terza persona sono molte, dalla saga di Harry Potter di J.K. Rowling, a molti romanzi, come Stoner di John Williams e i libri di Jane Austen.
Un esempio tipico di narratore onnisciente è I Promessi Sposi, di Alessandro Manzoni, un classico che non ha bisogno di presentazioni.
Il punto di vista oggettivo, invece, come abbiamo detto è caratteristico dei romanzi polizieschi, ma un altro celebre esempio è il racconto di Ernest Hemingway Colline come elefanti bianchi, in cui il narratore descrive solo ciò che i personaggi dicono e fanno, senza mai entrare nei loro pensieri o sentimenti interiori.
Vantaggi e svantaggi della terza persona
Anche quando si vuole utilizzare il punto di vista in terza persona c’è da fare attenzione ai vantaggi e agli svantaggi che questo comporta:
- vantaggi: nella terza persona limitata si può scegliere quale distanza mantenere tra narratore e personaggio di cui si adotta il punto di vista, per cui si può avere una terza persona intima, simile alla prima persona come coinvolgimento del lettore, oppure più distaccata, che comporta una maggiore libertà per chi legge di formarsi una propria opinione autonoma; il narratore onnisciente, invece, ha molta libertà di movimento, può entrare in tutti i pensieri e andare avanti e indietro nel tempo; la terza persona oggettiva è utile nelle narrazioni in cui si vuole trasmettere un senso di imparzialità e non perdersi in molte riflessioni intime, poiché i pensieri possono essere rivelati solo nei dialoghi o fatti capire tramite le azioni;
- svantaggi: il personaggio di cui seguiamo il punto di vista, nella terza persona limitata, deve essere presente in ogni azione per poter raccontare che cosa accade, proprio come il narratore in prima persona; il narratore onnisciente non è più molto usato perché può sembrare impersonale, distante e a volte risulta difficile da gestire da parte di scrittori e scrittrici perché si corre il rischio di essere troppo dispersivi; la terza persona oggettiva non consente di conoscere i pensieri e mantiene una certa distanza tra lettori e personaggi, a discapito del coinvolgimento emotivo.
Narrare in seconda persona
Un narratore che si esprime in seconda persona usa il pronome “tu”, e anche se sembra che si stia rivolgendo al lettore, in realtà parla al personaggio che agisce sulla scena.
Questo è un punto di vista non facile da usare, ma se ci si riesce si può creare un effetto molto coinvolgente, perché anche se non ci si rivolge direttamente a lui o a lei, chi legge è comunque molto coinvolto. Inoltre è un tipo di narrazione meno comune e può emergere tra le tante proposte a disposizione dei lettori.
Anche con questo tipo di narratore non è facile muoversi sulla scena perché seguiamo solo un personaggio ed è più difficile approfondire o chiarire quello che sta accadendo in quanto tutto deve essere filtrato attraverso l’interazione diretta con il “tu”.
Nei testi lunghi, infine, può risultare molto faticoso sia da scrivere che da leggere.
Questo particolare stile è presente, ad esempio, nel libro Se una notte d’inverno un viaggiatore, di Italo Calvino.
Quando faccio l’editing di un libro presto sempre molta attenzione a narratore e punto di vista, per assicurarmi che ci sia la dovuta coerenza con la scelta operata dalla scrittrice o dallo scrittore tra prima, seconda o terza persona.
Ma molto spesso questa coerenza non c’è, e mi capita di trovare pagine qua e là in cui per sbaglio si assume un punto di vista diverso da quello mantenuto per tutto il resto del libro.
Se anche tu hai il dubbio che nel tuo romanzo possa accadere qualcosa del genere, contattami e sarò felice di leggerlo e aiutarti a mantenere la giusta coerenza.
Cambiare il punto di vista
Cambiare punto di vista dalla prima alla terza persona, o viceversa, all’interno dello stesso libro di solito è sconsigliato. Cambiare la prospettiva da cui si raccontano i fatti, la distanza che si ha da essi, provoca un effetto straniante per i lettori e si corre il rischio che non ci sia la giusta immedesimazione.
Si rischia anche che si perda la sospensione dell’incredulità da parte dei lettori, che partecipano alla finzione narrativa prendendo per vero ciò che accade, pur sapendo che non è reale.
Il fatto che sia sconsigliato non significa che non sia possibile o che farlo comporti di scrivere un libro che non verrà apprezzato. Significa però che si devono maneggiare molto bene questi strumenti narrativi per creare un’opera originale e piacevole.
Se invece il cambio di punto di vista avviene “per caso”, perché non si è riflettuto abbastanza su ciò che si sta scrivendo prima di iniziare a farlo, allora aumenta il rischio che l’effetto finale non sia quello sperato.
Cambiare punto di vista è diverso da cambiare narratore e avere quindi punti di vista multipli, perché questa, come abbiamo visto, è una tecnica comune. Anche in questo caso però vanno gestiti bene per evitare che la narrazione risulti troppo frammentata. In ogni caso è sconsigliato cambiare punto di vista all’interno dello stesso capitolo, meglio dedicare capitoli diversi (o sezioni diverse) a narratori diversi.
Narratore e punto di vista nella scrittura autobiografica
La scrittura autobiografica è un genere in cui accade qualcosa di diverso rispetto a quanto raccontato finora.
Ricordiamo innanzitutto che ci sono delle differenze tra biografia e autobiografia e che qui stiamo parlando di quest’ultima, perché per la biografia non vale quello che stiamo per dire.
Ricordiamo anche sebbene raccontare di sé sembri un’operazione diversa da scrivere un romanzo, anche questo genere ha le sue regole ed è bene sapere come scrivere un libro autobiografico.
Per quanto riguarda il punto di vista, nella scrittura autobiografica si ha il particolare caso in cui autrice o autore, narratore e protagonista coincidono. Il narratore è naturalmente interno e le vicende sono raccontate in prima persona.
Mentre nei romanzi non autobiografici si specifica sempre che autore e narratore non sono la stessa persona e che quello che viene espresso dal narratore o dai personaggi non necessariamente rispecchia le opinioni e i pensieri di chi scrive, in questo caso invece c’è sovrapposizione tra i vari ruoli e questo crea un effetto particolare anche in chi legge, sebbene formalmente non vi sia differenza con una comune opera di fiction.
In conclusione
Come abbiamo visto conoscere come funziona il punto di vista narrativo è un aspetto che non si può ignorare quando si scrive un libro.
Anche se molte scelte avvengono in modo automatico e quando si ha un’idea o un’ispirazione ci si getta “di pancia” sulla scrittura, è comunque opportuno fare una riflessione prima di andare molto avanti con la prima stesura.
Ma se si vuole autopubblicare un libro oppure inviarlo alle case editrici è fondamentale sottoporlo a una valutazione esterna o, ancora meglio, a un editing professionale per assicurarsi che non ci siano problemi strutturali che comprometterebbero l’efficacia della narrazione.
Se vuoi una consulenza, una prova gratuita di editing su qualche pagina del tuo libro o fare una chiacchierata su questi temi, clicca sul bottone qui sotto e inviami un messaggio. Ti aspetto.